Naima Morelli

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Tag "money"

Kings-1
The other day, waiting for the tram, I was lazily browsing through a lifestyle magazine. An ad captured my attention. It said: ‘Don’t you deserve a job you love?’ In the corner of the page was the name of the graphic design school that would ostensibly make such a job possible. The tram arrived. ‘We all want a job we love’, I was thinking (seated next to the typical Melburnian drunk vomiting on the floor) but it feels like it’s the first time in history we can actually think of deserving that luxury. It’s no mystery why; in the last decade, the number of people working in the arts (or associated creative professions) has increased at a much higher rate than general employment. A creative and fulfilling job is one of the great aspirations of the post-Baby Boomer generations.

In the healthy Australian economy this desire does not seem so outlandish, unlike in Europe where, in these times of economic crisis, you are lucky to have a job of any kind. In Australia more and more people are actually working, or studying to work, in the arts industry. Just looking at the people in the tram, aside from the amiable drunkard, everyone under the age of thirty seemed to exude some kind of creative attitude. The pink-haired girl in front of me held a folder of drawings. Two hippie friends near the door carried guitar cases. And a guy at the back of the tram seemed to not have paid his travel fare – which in my Italian hometown is a form of art as well, especially if you manage to not get caught.

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Ubud, Bali, Indonesia.
Non fatevi ingannare dalla bellezza del posto; dietro la luce che rende smeraldina l’erba, dietro le ranocchie spiaccicate sull’asfalto da jeep di passaggio e dietro le palme che sbadigliano sornione, c’è ancora tanto da fare, tanto da combattere.
Gede lo sa. Gede è nato qui e sua scelta di vita è stata quella di tornare a vivere ad Ubud, nelle risaie, dopo i suoi studi alla prestigiosa accademia d’arte nella capitale culturale dell’Indonesia, Yogyakarta.
Quello che rende la storia e l’arte di Gede così interessante è che, a differenza di molti artisti balinesi in fuga dell’isola o piegati al commerciale, lui ha deciso di rimanere e di condurre la sua battaglia sociale attraverso dipinti dalla satira feroce e plateali installazioni.
L’appuntamento è alla “Luden House”, un Warung/studio artistico inerpicato in una splendida zona di Ubud piena di ville in costruzione.
Se ancora avevo qualche dubbio su come trovare il posto, una grande scritta immacolata in mezzo alla risaia “NOT FOR SALE”, mi segnala di essere arrivata.
Gede, un ragazzo dal sorriso amichevole, si gode il sole ad uno dei tavoli fatto di copertoni verniciati di bianco – in Europa tale arredamento sarebbe già oggetto di design – mentre bambini allegri disegnano tutto intorno e ragazzine si fanno le foto davanti alla risaia.
Cominciamo a parlare in inglese, poi al momento di mostrarmi i suoi quadri, sceglie l’indonesiano.
Mi mostra questa serie di dipinti dove i protagonisti sono una rana avida, e un doberman.

– Di che si tratta questo lavoro?

Questa qui è una serie di cento quadri, non ancora terminata, concepiti come un fumetto. La storia parla di questa rana, rappresentante un po’ tutti i balinesi, che viene convinta da questo cane a vendere il proprio campo di riso.

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