Quando si dice Marco Tirelli, mani in alto!
Un artista di tutto rispetto, a Roma specialmente; non per niente il Macro, quello di Testaccio, ha deciso di dedicargli i suoi due prestigiosi padiglioni, uno in cui erano sistemate le sue ultime tele, tutte di grandi dimensioni, l’altro dove era comunque sistemate le sue tele ma, attenzione, in un’istallazione ambientale.
Comunque, nonostante i tempi piuttosto dilatati dell’autobus numero 3, quello che porta a Testaccio, alle ore 9 in punto ero lì per l’inaugurazione.
C’è da dire che, con tutto il rispetto che nutro per l’artista Tirelli, in realtà la sua poetica è molto distante dalla mia sensibilità, dunque ho pensato di portarmi appresso qualcuno scevro di pregiudizi che mi aiutasse a capire con occhio obiettivo ciò che ha mosso e continua a muovere Marco nelle sue intenzioni creative.
La mia scelta è quindi caduta su di un amico australiano alloggiato in una palazzina fascista proprio di strada per l’autobus 3.
Si tratta di un grafico interessato all’arte ma sostanzialmente ignorante sull’argomento “Marco Tirelli” e che di San Lorenzo invece conosce giusto il cinema nella piazzetta. Mai sentito parlare della cosiddetta “Scuola di San Lorenzo” di cui Tirelli fece parte negli anni ‘70.
Grande fan di Rothko e di Mondrian però, mi informa durante il tragitto. Ahan. Beh, non è esattamente la stessa cosa ma… vedrai amico mio, vedrai.