I recently visited the studio of artist Alessandro Cannistrà in San Lorenzo.
It consisted in a white, neat room, pretty bare, except for some books, stucked in an arch in the wall over the door, and a black sofa with some black hats on it.
“This is an original gaucho hat.” he said grabbing a wide-brimmed leather hat on top of the stack “I bought it in Argentina, during my artist residency in Buenos Aires”.
Alessandro has travelled quite a bit lately and he recently relocated in Rome. His work keep on travelling internationally through exhibition and fairs, that’s why his studio was almost empty at the moment.
My attention was attracted by some 3D reconstructions that were pinpointed on the wall.
“Is that what are you working on at the moment?” I asked
Alessandro explained me that he was working on these pyramids for his new solo exhibition at Toselli Gallery, in Milan, curated by Luca Tomìo. The title was “Oggetto di Pensiero”, namely “Object of thinking”, and will open on March 28.
C’era insomma un tempo dove il garage non era più quel luogo dove parcheggiavi la macchina e stipavi il televisore rotto.
C’era un tempo dove tutto era spartano e vivido. Basico. Come dire, un garage, un gallerista e la centralità dell’arte.
Grossomodo è così che l’arte moderna in Italia si è incamminata verso la contemporaneità.
Erano tempi mitici, dove le gallerie venivano allagate o nelle quali passeggiavano cavalli.
L’unico problema a quei tempi, piuttosto marginale per l’arte contemporanea, era dove parcheggiare l’automobile.
Adesso probabilmente la gente prende meno multe per divieto di sosta, ma quell’atmosfera grunge e sincera sembra essere sparita. Diversamente da altre città europee, a Roma e a Milano le alternative alle immacolate stanze dell’arte contemporanea sono veramente poche.
“L’arte contemporanea italiana è diventata sempre più istituzionalizzata. Non c’è traccia delle esperienze d’avanguardia degli anni sessanta e settanta. Sono sorpreso in particolare dagli artisti più giovani. Sono infatti proprio loro i primi a cercare di entrare in un sistema dell’arte già bello e pronto, e nemmeno si sforzano di immaginare soluzioni alternative. La stessa pratica artistica sembra essere diventata una faccenda secondaria”, afferma l’artista Alessandro Cannistrà.