Naima Morelli

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La scimmia, animale ancestrale, sommo enigma più volte rappresentato dallo stesso Sergio Ragalzi (un grosso dipinto rappresentante il primate misterioso occupava lo stand della Galleria Delloro alla recente Roma Road to Contemporary Art), deforma anche il volto di queste venti sfingi in via del Paradiso.

Non più umani con il corpo felino, ma maestose sagome con il volto di scimmia, stagliate contro i colori di un deserto puramente mentale, creato apposta per un Indiana Jones o un Corto Maltese, o per qualsiasi altro Edipo viaggiatore dei nostri tempi o di quelli futuri, pronto a sedersi di fronte a lei, silohuette contro silohuette, lasciandosi porre questi indovinello.
Eppure, come il boa del piccolo principe, le sfingi di Ragalzi hanno inghiottito qualcosa che non gli appartiene, fino a diventare un tutt’uno con essa, in un rapporto di precisa identità.
E’ una bomba, il missile intelligente e distruttivo, quell’orrore prodigioso dall’intelligenza matematica. Ma cosa potrebbe chiedere il tremendo siluro alle sue vittime?

C’è sempre un quoziente di enigma in queste guerre senza senso, per noialtri a cui non interessa più di tanto il petrolio, se non al momento di fare il pieno. Petrolio del quale pure queste sfingi dal profilo scimmiesco paiono infradiciate come gabbiani nella marea nera.
Sfingi che sono macchie colpevoli, così come è oscura la colpa di Edipo. Scenari da Arabia Saudita, poi Egitto, ma anche Libia; questi dipinti sono un grido che emettono in coro. Gridano: “Inevitabile!”

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Per due giorni all’anno Eduardo De Martino, riprende i pennelli, li intinge nell’olio di lino, misto a due gocce di essiccante per essere sicuro di rispettare i tempi, e comincia a dipingere.

E’ ormai anziano, centenario, il suo animo è pacificato, basta incrociatori, corazzate, corvette e fregate, stavolta il suo è un quadro “in fieri”, dove con una campitura cerulea crea il cielo, e tuffandosi nel turchese lo distacca dal mare. Poi pennellate leggere di bianco titanio, tic tic, come in un minuetto, e si materializzano delle piccole vele, nel picchiettare una virgola rossa, è Fara, e questo è il Trofeo De Martino, un dipinto che dura circa 4 ore, nasce e scompare in due giorni, ma rimane molto più a lungo nella memoria emotiva dei suoi partecipanti e di coloro che, affacciati dalla costa alta e rocciosa, ne osservano la leggera poesia.

Le imbarcazioni dipinte da De Martino, si trovano nei musei e nelle collezioni di tutto il mondo, coerentemente alla vita di un uomo che ha percorso come decoratissimo ufficiale di marina e come ispiratissimo pittore le rotte che da Meta di Sorrento conducono all’Inghilterra e al Sudamerica.

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