Naima Morelli

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Tag "campania"

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I don’t now if your grandmother ever had a garden, and in that garden she used to keep palms, bamboos and other tropical plants. Imagine yourself sitting in a corner of the porch after a good grandma-style lunch. The November sun behind the vegetation transforms the leaves into mysterious green neon lights and makes the bark of threes shine like silver. You may call it a Sunday afternoon enchantment, you may call it Refulgenzia. In that moment you can even expect a tiger jumping out from behind a terracotta pot – which of course, now looks like a column from some Bengalese temple. It’s the exact same feeling that Paolo Conte – the Italian musician – so well depicted in his song Azzurro: “Cerco un pò d’Africa in giardino, tra l’oleandro e il baobab” (“I’m looking for a bit of Africa in my garden, between the oleander and the baobab”). It’s about looking for the exotic in the familiar and the familiar in the exotic. In contemporary art not many artists are able to convey that. Oreste Zevola does it.

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Dunque, per quanto surreale possa sembrare, è veramente successo. Ashley Bickerton, Luigi Ontani e Filippo Sciascia si sono effettivamente incontrati nella stessa stanza.
Chiaramente c’è qualcosa che questi tre eccezionali artisti, così diversi tra di loro per pratica artistica e personalità, hanno in comune. Bali.
Bickerton e Sciascia ne hanno fatto la propria dimora, Ontani vi soggiorna spesso fin dagli anni ’80, da quando ha cominciato a far produrre le proprie maschere agli artigiani locali.
Dico, riuscite a immaginarvi Ontani, aristocraticamente vestito di seta e con la sua elaborata parlata infarcita di giochi di parole, dialogare amabilmente con Ashley Bickerton, camicia da surfista e flip flop, il quale dichiara candidamente di sentirsi in certe situazioni “Come una scorreggia in una cabina telefonica?”.
Fortunatamente c’è Sciascia che funge da elemento di raccordo. Lui, molto gentiluomo noncurante col sopracciglio lirico, ma spiegato come un radar alla ricerca di stimoli tra cultura alta e bassa.
Ashley Bickerton possiede un dipinto di Sciascia che tiene in bella mostra a casa sua, una Giuditta dal seno rifatto e le labbra impertinenti che brandisce la testa di Oloferne: “Mi piace perché è un soggetto della pittura classica, ma è così chiaramente un’immagine presa da qualche porno!”
Ontani, il quale pure inserisce elementi suggestivi nelle sue ceramiche, conosceva Ashley Bickerton fin dagli anni ’80, momento più fulgido per l’artista americano. Sciascia invece Ontani l’ha incontrato proprio a Bali.

Il fatto è che Bickerton, Ontani e Sciascia sono bulè, è il nome con cui i balinese chiamano l’uomo bianco.
In una splendida mostra al Museo Archeologico di Napoli, curata da Maria Savarese, il trio si appropria ironicamente di questa parola, e dissemina balinesità tra le statue antiche della collezione Farnese del museo.

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Apparently there’s nothing new with it.
Apparently it’s something going on since 2003 or something.
Apparently it’s just me, a country-mouse from Italy not informed about the new trends.
All right, I get that, but still it’s difficult to me to be impassible whit this bunch of people stirring awkwardly on the crowded sidewalk for no reason.
If I were back in my Campania countryside, I would mistake the whole thing for a collective exorcism. But of course, the square in front of Flinder Street Station has very little in common with the Campania countryside.

So, these people are dancing with no music but with a lot of concentration in their absurd outfits.
With a more accurate observation I notice that they all wear headphones, so what is happening is that everyone is dancing with their own playlist.
The obvious consequence is that everyone is doing his own moves charmly out of sync.

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