Naima Morelli

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Tag "arte povera"

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Dunque, per quanto surreale possa sembrare, è veramente successo. Ashley Bickerton, Luigi Ontani e Filippo Sciascia si sono effettivamente incontrati nella stessa stanza.
Chiaramente c’è qualcosa che questi tre eccezionali artisti, così diversi tra di loro per pratica artistica e personalità, hanno in comune. Bali.
Bickerton e Sciascia ne hanno fatto la propria dimora, Ontani vi soggiorna spesso fin dagli anni ’80, da quando ha cominciato a far produrre le proprie maschere agli artigiani locali.
Dico, riuscite a immaginarvi Ontani, aristocraticamente vestito di seta e con la sua elaborata parlata infarcita di giochi di parole, dialogare amabilmente con Ashley Bickerton, camicia da surfista e flip flop, il quale dichiara candidamente di sentirsi in certe situazioni “Come una scorreggia in una cabina telefonica?”.
Fortunatamente c’è Sciascia che funge da elemento di raccordo. Lui, molto gentiluomo noncurante col sopracciglio lirico, ma spiegato come un radar alla ricerca di stimoli tra cultura alta e bassa.
Ashley Bickerton possiede un dipinto di Sciascia che tiene in bella mostra a casa sua, una Giuditta dal seno rifatto e le labbra impertinenti che brandisce la testa di Oloferne: “Mi piace perché è un soggetto della pittura classica, ma è così chiaramente un’immagine presa da qualche porno!”
Ontani, il quale pure inserisce elementi suggestivi nelle sue ceramiche, conosceva Ashley Bickerton fin dagli anni ’80, momento più fulgido per l’artista americano. Sciascia invece Ontani l’ha incontrato proprio a Bali.

Il fatto è che Bickerton, Ontani e Sciascia sono bulè, è il nome con cui i balinese chiamano l’uomo bianco.
In una splendida mostra al Museo Archeologico di Napoli, curata da Maria Savarese, il trio si appropria ironicamente di questa parola, e dissemina balinesità tra le statue antiche della collezione Farnese del museo.

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Obviously openings are not for art appreciation. Openings are for networking, for the glamour of being there, for “bella figura” and so on.
Sometimes though, if you talk with a friend about the opening of the night before, she may happen to mention the art.
Sometimes she would even have an opinion about it. Maybe she went there, she wouldn’t meet anyone she knows already, everyone was grumpy and unfriendly, no buffet even! (so rude).
What was left was to pay attention to the art.

Well, that’s not certainly the case of the recent opening at Volume! Foundation in Rome.
Forget about people being there reporting you about the art. In the opening aftermath the only comment you could collect was: “There were so many people.”
I mean, it was Kounellis opening we are talking about, not a light weight.
You certainly know who Kounellis is, but maybe I can repeat it for the guys who failed in the contemporary art test.
You may argue Kounellis’ worship is mainly in Italy, but then I remind you that his work is exhibited all over the world from Minnesota to Paris.
So, to keep it short, Kounellis is a talented Greek guy who decided to subscribe the art academy in Rome when it was still reputable. (There are still tons of people lured to the art academy in Rome from far countries, and I really feel bad for them).
1960 is the date of Kounellis’ first exhibition at Galleria La Tartaruga in Rome, and in the following years he contributed to the emergence of Arte Povera.
Kounellis, according to the principles of Arte Povera, started using materials from everyday life, animals, fire, bed, stones, iron in his artwork.
He also did some fun stuff artists use to do in Rome in the sixties, like unleash twelve horses in the gallery L’Attico. Just like that, for the sake of art.

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