Naima Morelli

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Tag "arte contemporanea"

zabetta

“Incalzatrice della storia Freno del tempo Tu Bomba / Giocattolo dell’universo Massima rapinatrice di cieli Non posso odiarti”

Correndo giù per Via dei Mille nel caldo di un aprile napoletano del duemilaundici, cercando di arrivare al Molo Beverello in tempo per prendere l’Aliscafo dell’una e cinque, vale a dire essere a Sorrento per le due meno un quarto circa, ecco in questa corsa (perché si sa che il movimento fa arieggiare il cervello, purchè non vada in iperventilazione) le immagini della mostra di Zabetta si sovrappongono, si alternano in rima baciata, alternata, incrociata e slogata ai versi di “Bomb” di Gregory Corso.

Sulla rampa di legno vigilata dai Vucumprà, a fianco al Maschio Angioino, inevitabilmente parole e immagini sono già tutta una pappetta, sbatacchiate come un frullatore nella mia testa, non resta che sedersi sull’aliscafo e fare un po’ di ordine.
Dunque, Coda Zabetta non penso proprio che abbia scritto una lettera d’amore alla Bomba, quello è stato Corso. Piuttosto quello di Coda Z. si tratta di un lavoro ordinato che ha condotto a un risultato efficace, puntuale e profetico, come ci hanno tenuto tutti quanti a rimarcare con occhi da Cassandra color acque di Mergellina, alludendo chiaramente alla recentissima tragedia nucleare giapponese.

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nietzsche

Robberto is a young artist based in Rome, native of Sardinia. I met him at the Pastificio Cerere, in Rome, and I soon find out that he studied at the Accademia di Belle Arti as well. He gave me this painting of Nietzsche – charcoal and chalk on wood – as gift. The back of the wood is slate, so the artwork is super-heavy. I needed some help to carry the artwork home.

Nietzsche is my favourite philosopher, his writing is incredibly powerful. He said “I’m dynamite” long before the AC/DC. 

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formica5

Che cos’è il Popolo?
Ci sono solo due modi possibili per rispondere a questa domanda, o chiamare in causa studi antropologici del tipo Fabio Dei, Cirese, De Martino, oppure argomentare con l’arte.
L’una comprensione è intellettuale (vi parleranno di società dei consumi, snaturalizzazione bisogni, egemonizzazione e compagnia), l’altra parla direttamente ad un sentire.
Il lavoro di Angelo Formica, che ho avuto modo di beccare alla fiera Rome Contemporary, va esattamente in quella direzione.

Con un’operazione surrealisticamente a supportare un significato, anzi un’identità, quella popolare più precisamente, Formica gioca con i simboli della tradizione.
Il suo background siciliano (è originario di Milazzo) l’ha immerso fin da bambino in un humus culturale che è riuscito a rielaborare solo una volta trasferitosi a Milano, recuperando quel necessario distacco.
Un po’ come Jorge Amado, grandissimo scrittore del Popolo, il quale riusciva a narrare del suo natio Brasile solo quando si trovava a Parigi.

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dailey

The Italian web magazine Art a Part of Cult(ure) just published the interview I had in Perth with the artist Peter Dailey. The interview is part of my reportage about the Perth art scene.

Here you are the link to the interview

Here you are my pictures of the artist’s studio

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Quando si dice Marco Tirelli, mani in alto!
Un artista di tutto rispetto, a Roma specialmente; non per niente il Macro, quello di Testaccio, ha deciso di dedicargli i suoi due prestigiosi padiglioni, uno in cui erano sistemate le sue ultime tele, tutte di grandi dimensioni, l’altro dove era comunque sistemate le sue tele ma, attenzione, in un’istallazione ambientale.

Comunque, nonostante i tempi piuttosto dilatati dell’autobus numero 3, quello che porta a Testaccio, alle ore 9 in punto ero lì per l’inaugurazione.
C’è da dire che, con tutto il rispetto che nutro per l’artista Tirelli, in realtà la sua poetica è molto distante dalla mia sensibilità, dunque ho pensato di portarmi appresso qualcuno scevro di pregiudizi che mi aiutasse a capire con occhio obiettivo ciò che ha mosso e continua a muovere Marco nelle sue intenzioni creative.
La mia scelta è quindi caduta su di un amico australiano alloggiato in una palazzina fascista proprio di strada per l’autobus 3.
Si tratta di un grafico interessato all’arte ma sostanzialmente ignorante sull’argomento “Marco Tirelli” e che di San Lorenzo invece conosce giusto il cinema nella piazzetta. Mai sentito parlare della cosiddetta “Scuola di San Lorenzo” di cui Tirelli fece parte negli anni ‘70.
Grande fan di Rothko e di Mondrian però, mi informa durante il tragitto. Ahan. Beh, non è esattamente la stessa cosa ma… vedrai amico mio, vedrai.

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markhilton

The Italian magazine Artribune just published the interview I had in Melbourne with the artist Mark Hilton. The interview is part of my reportage about the Melbournian Art Scene.

Here you are the link to the interview

Here you are the pictures from my visit to the artist’s studio

 

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This is a short essay about the Italian photographer Sara Magni that I wrote some time ago for the catalogue of “Fuori 5”, an exhibition at Galleria Gallerati, Rome:

“Waking up from a nightmare of desolation, discovering to be frightening and completely alone.
Founding themselves in a cruel and frozen night, in a pasolinian lawn. When the concrete buildings are the background, you suddenly realize that your room’s walls are just a fleeting shelter. Is it all just in our own mind, or is it actually a torched dream?

The series “Doppio Incubo” (Double Nightmare) was realized for the Premio Cairo at the Permanente in Milan. In this work the author explores the theme of man’s estrangement in the city. Sara Magni ventures in the human psyche, taking snapshots directly from the subconscious. She enacts characters that seems out of context, but at the same time she forced us to deal with them. No one has the voice to cry his longing for an “elsewhere”, we can read in his photos a frozen shadow of reality. Her research is displaced in the suburbs and non-places loaded with a reflection or anxiety, a sort of alienation in between Antonioni and David Lynch.

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adityachandra

The Italian web magazine Art a Part of Cult(ure) just published my interview to the Indonesian artist Aditya Chandra H.  The interview is part of my reportage about Indonesian Contemporary Art.

Here you are the link to the interview

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erika

The italian web magazine Artribune just published the interview I had in Berlin with the collector Erika Hoffmann in her home/museum.

Lucas Leo Catalano took some pictures that give you an idea of how it was there. Amazing, in one word. Supercool.

Here you are the link to the interview

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postit

What’s up with your book?
Well, I just overcome the worst step of them all: ranking all the post-its I’ve made.
In the beginning writing all the information about Indonesian contemporary art on the post it notes sounded good.
I was reading essays, catalogues, articles and stuff about the topic and I would be able to write down the information I’ve just learned and all the references directly on the post its.Then I stuck them on the wall and that was that.
Sweet. And practical too.
After a while it became a mess, sort of yellow geographic map on the white sea of my wall. To find a single information was hell.
Yeah, it was the Post-it Pandemonium.

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alain3

“Ogni foto è un’esperienza.” conclude con accento francese, capello bizzarro, faccia gentile Alain Fleischer.
Prima di questa conclusione c’è ovviamente tutto il lavoro in mostra da Limen OttoNoveCinque, fotografie ad un primo sguardo cariche di mistero e quasi indecifrabili.

Il ciclo fotografico principale “Happy Days”, consiste in grandi stampe dove provare a descrivere il soggetto è già avventurarsi in un sogno surrealista: una cornice per terra, una proiezione di protagoniste femminili da quadri dell’antichità, un giocattolo a motore raddoppiato che sembra agitare la scena.
Gli effetti di sovrapposizione e illusione farebbero pensare ad un banale utilizzo di Photoshop: niente di più sbagliato. A differenza di quanto si possa credere, è solo questione di una grandissima abilità tecnica. Non di meno il processo con cui sono stati presi questi scatti è parte del simbolismo delle opere.
Spiega l’artista che si tratta della creazione di un collegamento del mondo adulto con quello infantile: “Gli adulti attaccano i quadri sempre alle pareti, i bambini giocano per terra. Ecco che proiettando un’immagine dall’alto, emerge questa impalpabile relazione.”
E si ci potrebbe inoltrare ancora più addentro a queste Correspondaces, in un gioco di rimandi infiniti.
« E’ la dimostrazione del potere della fotografia di catturare l’impalpabile ; io non ho mai visto queste immagini, esse esistono solo in quanto sono state fotografate. Questo giocattolo lo vediamo multiplo solo per via dei tempi di esposizione, così come questa proiezione che sembra scivolare fuori dal suo frame. »
Si avverte molta nostalgia in questi scatti, una suggestione malinconica come se l’artista volesse ricomporre il passato attraverso frammenti di luce.
Carpisco brani di discorso di un fruitore dalla fluente chioma rossa vicino a me : « … un ES invisibile che genera un superio etereo…»
« Prego? »

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“Sic transit Gloria mundi” is what is written in burn marks on the white wall of Macro’s Enel Room.

That’s an epigraph that could sound powerful, but dramatic and resigned as well. It is not simple for an artist to deal with decadence. I mean, working on a concept so wide like “The word is falling apart”. He has to be careful, not to be demagogic or didactic.

He has to distance himself to the common sense, like your typical neighbour’s morning remarks “The word is changing. When I was young everything was totally different. Better than now, for sure. We have no autumn and spring anymore”.

Mircea Cantor luckly, succeed to be ecumenical not being banal.

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