Naima Morelli

Non ha smesso di volare, è solo morto, una performance di Robberto

Ricordate quando da bambini facevate i funerali agli uccellini morti nel giardino? Gli costruivate una piccola tomba, scavavate un fosso e lo cospargevate di fiori. Poi cantavate una preghierina mentre gli altri bambini vi stavano a guardare.
Come? Non avevate un giardino da piccoli?

Mi dispiace per voi, ma sono certa abbiate senz’altro la prontezza di immaginarvi in ogni dettaglio la commovente scena, e dunque di capire lo spirito di fondo con il quale Robberto (uno dei più validi tra i nuovi artisti sfornati dall’Accademia di Belle Arti), ha deciso di muoversi per questa performance.

Perfettamente in linea, a livello di stile e contenuto, con la sua poetica che lo ha visto realizzare sculture ambientali (come i suoi alberi a testa in giù esposti a The Room Gallery e una sua grande gabbia di rami, attualmente proprio all’Accademia di Belle Arti in attesa di essere donata alla FAI) e inquietanti rappresentazioni con uccelli neri sfreccianti, l’artista ha deciso in questo caso di mettere in scena il funerale di una rondine morta.

Niente di più lontano da Damian Hirst, primo per l’assoluta mancanza di calcolo con il quale si muove questo giovane artista, secondo perché la rondine è stato un ritrovamento fortuito: estetica della morte contro estetica della vita, per quanto ultraterrena, a questo punto. E’ stato compito dell’artista costruire una piattaforma simile a un nido di rametti incrociati e legati, avvolgere l’uccellino in un sudario, cospargerlo di olio, e abbandonare la zattera sul Tevere, dopo avergli dato fuoco.
Un chiaro richiamo agli antichi rituali funebri che gli antichi romani dedicavano solo ai propri morti più illustri, un simbolismo accresciuto dal fatto che si trattava di una rodine, uccello simbolo della primavera e della rinascita.
“Dunque un segno di speranza?”
Robberto annuisce e parte con la sua velocissima parlata sarda simile al ticchettio di una macchina da scrivere :”Ho deciso di chiamare la performance Non ha smesso di volare, è solo morto, in riferimento ad una delle mie ossessioni, quella del volo, che corrisponde anche alla libertà.”

“Ricordo il tuo libro illustrato per bambini Ego – A Brief Fairy Tail, che poi tanto per bambini non era. La storia di un bambino che cerca disperatamente di volare, ma falliti tutti i suoi tentativi, finisce per impiccarsi pur di non toccare il suolo”

L’estetica di Robberto è questa. Drammatica, speranzosa, patetica, commovente, nervosa, sincera, comunque sia sempre alla ricerca di qualcosa e mai statica.
Sulla banchina, i partecipanti alla performance erano in sei (numero magico per l’artista) compresa una suorina, ciascuno recante una rosa avvizzita lanciata poi sull’acqua mentre la zattera in fiamme si allontanava sul Tevere. La conclusione sono stati due accordi stonati suonati sul pianoforte abbandonato lì vicino, probabilmente dai tempi dell’altissima marea del fiume qualche anno fa, donando alla performance un tocco tra il macabro e l’elegiaco.

Questa azione, nata in maniera piuttosto spontanea, è l’ennesima di una serie avvenute a Roma. Lo si è visto lanciare dadaisticamente alcuni dei propri dipinti nel Tevere (in maniera non troppo dissimile da come fece Yves Klein buttando lingotti nella Senna per “Zone di Sensibilità Pittorica Immateriale”) e regalare le proprie opere agli impiegati del Palazzo delle Esposizioni, dopo aver tenuto una mostra non autorizzata proprio davanti alle scalinate dell’edificio.

Robberto lavora così, con un romanticismo d’altri tempi del tutto spontaneo, muovendosi tra gallerie istituzionali (recentissima è la sua personale “Pre Mortem” a The Room Gallery e la partecipazione alla collettiva “L’immagine di sé” nella Cappella Orsini) e uscite alla Beyus.

Un giovane artista emergente sul quale vale la pena buttare entrambi gli occhi, e anche uno di riserva, nel caso vi avanzasse.

 

Performance tenutasi a Roma il 23 aprile 2012

 

www.robberto.com

 

Naima Morelli

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