Tre stanze, quella della Galleria Ingresso Pericoloso, per cercarsi, e non è forse vero che il modo migliore per trovarsi è comunicarsi?
Lunghe passeggiate dai Fori alle borgate facendo da psichiatra e da paziente ad un amico, in una città che passa dalle vestigia romane ai palazzi di periferia, lasciandosi attraversare da così tante realtà differenti, dalla cosiddetta Dolce Vita agli sberleffi di Montecitorio, ma rimanendo sempre Roma.
Ci hanno costruito dentro in troppi stili diversi e troppo velocemente, potremmo crollare da un momento all’altro, ma possiamo anche avere il privilegio di riuscire sempre diversi, cambiare abiti repentinamente senza apparente continuità e passare da un Borsalino a un berretto da rapper nell’arco di pochi minuti, risultando sempre più o meno credibili.
Per quanto mi riguarda, “Uno, nessuno e centomila” l’ho sempre trovato molto più interessante di “Conosci te stesso”. Peraltro i due motti i non sono necessariamente a contrasto, e forse è proprio questo che grida Pablo Rubio guardando verso l’alto nei suoi numerosi ritratti fotocopiati e trattati ciascuno in maniera diversa; applicazioni di garze, metallo, pittura, collage, tali modificare un aspetto esteriore comune.
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